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Tahiti - Papeete

Papeete - Intercontinental Tahiti Resort & Spa

IL RITORNO A PAPEETE

Il nostro viaggio “circolare” sta volgendo al termine. Siamo tornati al punto di partenza, nell’isola principale dell’arcipelago delle Società. Tutti consigliano di tralasciare quest’isola a favore di altre ma noi eravamo curiosi, volevamo vedere questa città, conoscerne il mercato, le piccole vie del centro.

Ma non è stato possibile, nell’isola vige il lockdown e noi come turisti siamo costretti a rimanere all’interno del resort per tutta la durata del soggiorno. Sapevamo che avremmo trovato questa problematica e non potendo modificare il soggiorno nelle altre isole abbiamo scelto un alloggio a Papeete più confortevole possibile. La scelta è ricaduta sull’InterContinental Tahiti Resort & Spa.

Un hotel strepitoso arroccato sul fianco di una montagna con vista sul mare e sull’isola di Morea. La prima notte abbiamo soggiornato in una delle stanze superior vista mare del resort e il giorno successivo ci siamo spostati su uno dei loro overwater. Inutile dirvi qual è stata la soluzione più bella per dormire. In questa vacanza ho deciso: overwater tutta la vita! Il nostro portafoglio, però, potrebbe non essere d’accordo…

Abbiamo passato i nostri ultimi tre giorni in paradiso bighellonando in questo magnifico hotel. Non potevamo esporci al sole e non potevamo farci il bagno quindi gironzolavamo nel resort, che è davvero gigantesco! E oziavamo all’ombra sorseggiando cocktail. Vi dirò: non ci è mancato tuffarci e nuotare, dopo aver ammirato le acque cristalline di Rangiroa e Fakarava, i bellissimi colori di Papeete non ci attiravano più di tanto.

Abbiamo provato entrambi i ristoranti dell’hotel, quello principale, buonissimo e Le Lotus Restaurant, ristorante di raffinata cucina francese all’interno di un overwater estremamente romantico. Davvero consigliato!

Erano solo tre giorni e sono volati, inoltre il giorno della partenza, grazie ad una cameriera dell’hotel, abbiamo vissuto un’esperienza incredibile! Vi racconto come è andata.

Eravamo a cena, ultima sera nelle isole polinesiane. Eravamo nel ristorante principale e una coppia vicina a noi cenava con le ghirlande sui capelli tipiche polinesiane. Già dai primi mesi di programmazione sognano l’idea di provarne una e portarla via con me, ma in tutto il viaggio non ne avevo mai incontrata una. Assurdo, vero? Guardavo affascinata, e anche un po' invidiosa, le loro ghirlande. Arriva la nostra cameriera Moana, una persona che si era sempre dimostrata gentilissima e affabile, e prova a chiedere a lei dove si potessero trovare quei meravigliosi copricapi. Lei mi sorride e mi riferisce che in polinesia non ci sono luoghi in cui comprarle ma che bisogna farseli da soli, che sono i locali che insegnano come comporli e che il resort organizza ogni martedì questa attività per insegnare ai turisti che vogliono come crearle. Mi intristisco, le spiego che è la nostra ultima sera e che il giorno dopo saremmo partiti e non avrei potuto impararlo ma che mi sarebbe piaciuto. Lei mi sorride, con quel loro magnifico sorriso sereno, e mi dice che il giorno dopo avrebbe attaccato a lavoro alle 16 ma che sarebbe venuta prima e avrebbe portato i fiori del suo giardino per insegnarmi come creare la mia ghirlanda. L’avremmo fatto insieme.
Ok, forse dovete ancora conoscermi, ma io sono sempre colpita dalle piccole gentilezze gratuite che mi vengono fatte. Lei sarebbe venuta prima a lavoro, avrebbe spogliato il suo giardino dai fiori per insegnare ad una turista, una perfetta estranea che magari non avrebbe più rivisto, come fare una ghirlanda semplicemente perché io avrei voluto impararlo. Mi sono sciolta di gratitudine.

Il giorno dopo ero lì al ristorante, all’orario stabilito che l’aspettavo come un bimbo aspetta il Natale. E la vedo arrivare, carica di fiori dai colori pazzeschi e con il suo bellissimo sorriso.

Ci mettiamo in un angolo e inizia a spiegarmi come fare, mentre ne crea una anche lei, si avvicinano i colleghi e alcuni iniziano come noi a fare le loro ghirlande, tutti velocissimi, io lenta e impedita come pochi. Tutti pazienti mi spiegano come farlo al meglio e correggono i miei errori. È stato faticosissimo, non avrei mai detto che intrecciare fiori potesse essere così difficile e faticoso ma alla fine avevo la mia ghirlanda! Bruttissima in confronto a quelle fatte da loro ma per me bellissima!

L’ho portata fino in aeroporto, sempre sulla mia testa, con un enorme sorriso ebete in viso, poi purtroppo ho dovuto salutare questa terra pazzesca e la mia ghirlanda: in aereo non è consentito portare fiori freschi. Avrei voluto regalarla ad un turista appena arrivato ma erano tutti in partenza e non l’ho potuto fare.

Check-in fatto, foto davanti alle ali di Papeete, cena veloce al Mc, sosta all’ufficio del Tax Refound con i documenti delle perle nere acquistate e poi via verso il nostro Gate.

Dopo pochi minuti ci siamo imbarcati in aereo, tristi come non mai ma certi che saremmo ritornati prima o poi, avremmo rivisto quel mare blu trasparente, avremmo sentito di nuovo il suono dell’ukulele e ammirato quei tramonti dai colori vibranti. Torneremo Polinesia. Aspettaci.

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